mercoledì 18 novembre 2009

Stalking: quando l’amore diventa ossessione e sfocia in tragedia!

"L’8 novembre 2009 l’ennesimo caso di stalking. Un uomo di 47 anni evade dagli arresti domiciliari e spara all'ex convivente. La donna è grave, il suo fidanzato perde un rene.

Voleva vendicarsi della ex, farla pagare a lei e al suo nuovo uomo, e c’è riuscito. Michele Lambiase non faceva mistero delle sue intenzioni tanto che nell’ultimo mese e mezzo per due volte era intervenuta la giustizia: prima con un divieto di dimora a Silvi Marina, dove vive la sua ex, poi con gli arresti domiciliari nella sua abitazione nel Foggiano. Ma tutto ciò non è bastato: l’uomo è evaso, è tornato nel Pescarese e ha messo ferocemente in atto il suo piano. Tre colpi di pistola da distanza ravvicinata: il primo ha sfigurato la donna, il secondo ha colpito in pieno torace il suo nuovo compagno, il terzo si è conficcato nell’auto.

Ora Michele Lambiase è in fuga, inseguito dall’accusa di duplice tentato omicidio.
Una relazione durata 4 anni dalla quale era nato un figlio. Poi la rottura. L’altra sera, Lambiase ha pianificato nei minimi dettagli la sua missione. Arrivato a Silvi, ha messo una parrucca bionda per non farsi riconoscere e ha spiato i movimenti della donna. Quando questa si è incontrata con il nuovo compagno in un parcheggio a Montesilvano, Lambiase è entrato in azione con una calibro 7.65 (detenuta illegalmente). Nonostante le ferite, i due sono riusciti a fuggire in auto, raggiungendo una caserma dei carabinieri.

Vari studi che hanno esaminato il profilo psicologico dei numerosi stalkers hanno permesso di individuare cinque tipologie, distinte sulla base di bisogni e desideri che fanno da motore motivazionale alle azioni di molestia e di attacco.
Michele Lambiase sembra appartenere alla prima tipologia, quella dei “respinti”, persecutori che diventano tali in reazione ad un rifiuto. Si tratta, in genere, di un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando comportamenti estremamente duraturi nel tempo che non si lasciano intimorire dalle reazioni negative manifestate dalla vittima: la persecuzione infatti rappresenta comunque una forma di relazione che rassicura rispetto alla perdita totale, percepita come intollerabile. Nella psicologia di questo tipo di “inseguitore assillante” gioca un ruolo cruciale il modello di attaccamento sviluppato che è una delle forme di tipo insicuro, in grado di scatenare angosce legate all’abbandono che creano una tendenza interiore, più o meno consapevole, a considerare l’assenza dell’altro come una minaccia di annientamento e di annullamento del Sé. "

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